La Cittadella

Leggende popolari

Nel corso degli anni, le vicende dei Franzoia, tramandate attraverso i racconti degli anziani, hanno originato vere e proprie leggende relative alla loro ricchezza, alle caratteristiche del palazzo di Colmirano e alle abitudini dei signori che lo abitavano e lo frequentavano. Queste leggende fanno oggi parte della cultura condivisa e dell'immaginario collettivo degli abitanti di Colmirano.

Le feste nel palazzo

Dal Seicento all'Ottocento il palazzo dei conti Franzoia era l’unico palazzo signorile esistente nella Conca di Alano ed era quindi il centro dell’intensa vita sociale dei ricchi proprietari e della borghesia locale.
A metà del Novecento, le donne anziane di Colmirano, quelle che da bambine avevano potuto vedere il palazzo in tutto il suo splendore, raccontavano che, quando nel palazzo c’era un ricevimento, si appostavano lungo la strada della Stua per spiare dalle finestre ciò che accadeva. Le bambine potevano così ammirare le carrozze con le quali giungevano i ricchi ospiti, i vestiti e i gioielli delle belle signore che trascorrevano le serate cenando e ballando nei saloni del palazzo, splendidamente decorati e illuminati.

Un ricevimento di fine Ottocento

Le gallerie di comunicazione

Secondo la tradizione popolare, il palazzo dei Franzoia era collegato con il santuario di Tessère e con la chiesetta di San Giacomo attraverso due gallerie sotterranee che consentivano ai signori di raggiungere i luoghi sacri senza uscire allo scoperto. Le due gallerie consentivano di evitare nella brutta stagione il freddo e le precipitazioni e nella bella stagione il caldo eccessivo. Ma erano anche vie di fuga che avrebbero consentito ai signori di abbandonare velocemente il palazzo qualora quest'ultimo fosse stato attaccato da gente ostile.

Gli anziani di Colmirano raccontano ancora oggi che, fino agli anni Quaranta del Novecento, dopo che il corpo centrale del palazzo era stato distrutto ma prima che i resti delle mura fossero demoliti e le macerie sgomberate, era ancora possibile osservare l’imboccatura e percorrere i primi tratti di ciascuna delle due gallerie. Successivamente, per motivi di sicurezza, le imboccature sarebbero state fatte crollare e così le due gallerie sarebbero state chiuse per sempre.

Aldilà dei racconti, non esiste altra prova dell’effettiva esistenza delle due gallerie. Di esse fino ad oggi non è stata trovata traccia, con particolare riferimento ai percorsi sotterranei e agli sbocchi in corrispondenza del santuario di Tessère e della chiesetta di San Giacomo. Ma la leggenda continua ad essere tramandata con il suo alone di mistero.

Colmirano, 1935. Rovine del corpo centrale del palazzo Franzoia-Loschi

Il tesoro dei Franzoia

I Franzoia erano oggettivamente molto ricchi ma, nell’immaginario popolare, le loro ricchezze sono diventate addirittura favolose, alimentando alcune leggende tramandate attraverso i racconti orali.

A Colmirano, durante i filò, gli anziani raccontavano di quella volta che, temendo le conseguenze di una delle tante guerre dell’epoca, i signori Franzoia fecero allestire nottetempo sette carri da trasporto sui quali fecero caricare tutti gli oggetti più preziosi presenti nel palazzo. I carri imboccarono nottetempo la galleria che collegava il palazzo con il santuario di Tessere e di essi si perse ogni traccia. Secondo alcuni, i carri sarebbero ancora all’interno della galleria, i cui accessi sarebbero stati fatti crollare dagli stessi Franzoia per porre definitivamente al riparo il loro tesoro.

Un’altra leggenda popolare dice che, percorrendo nottetempo la scalinata che fiancheggia il muraglione di contenimento del terreno sul quale sorge il palazzo, si sente uscire dal muro il tintinnio delle monete d’oro e d’argento del tesoro sepolto dei Franzoia.

Broccato veneziano realizzato in seta e oro

La realtà

Aldilà della leggenda, la storia dei Franzoia e dei Loschi di Colmirano ci dice che, dopo i diversi tracolli economici subiti dalla famiglia nell’Ottocento e la distruzione del palazzo nella Grande Guerra, le condizioni economiche degli ultimi discendenti della famiglia erano tutt’altro che floride, tanto da costringere i membri più giovani della famiglia ad emigrare negli Stati Uniti, dove continuarono a vivere esclusivamente del loro lavoro.
Gli ultimi discendenti rimasti a Colmirano vissero purtroppo in condizioni economiche precarie e morirono in condizioni di indigenza.