I Franzoia

I Franzoia canonici

Diversi esponenti della famiglia Franzoia acquisirono notorietà e fama in ambito ecclesiastico nelle diocesi di Treviso e di Padova. A quei tempi, nelle famiglie nobili e ricche, il capostipite si dedicava agli interessi economici della famiglia, mentre i fratelli cadetti potevano collaborare con lui o trovare conveniente collocazione nella gerarchia ecclesiastica. Le sorelle giocavano un ruolo prevalente nelle strategie di accordo matrimoniale, che non di rado erano esse stesse funzionali agli affari della famiglia. In questa pagina riportiamo i ritratti dei prelati che illustrarono la famiglia, rinviando per Matteo Franzoia alla sezione "Personaggi"

Angelo Franzoia

Di Angelo Franzoia, fratello del capostipite Giovanni Battista, primo conte Franzoia, non sappiamo molto, se non che fu teologo e docente presso il Seminario vescovile di Padova. È ricordato come commentatore e castigatore delle tesi espresse dal teologo tedesco Hermann Busenbaum nell'opera Theologia Morum.
Nato in Vestfalia nel 1600, il gesuita Busenbaum divenne docente di lettere e filosofia, teologia dogmatica e morale all'università di Münster. Divenne celebre per un trattato di teologia morale (Medulla theologiae moralis) pubblicato nel 1650 e adottato come libro di testo in molti seminari cattolici e università.
Alcune tesi sostenute dal Busenbaum incorsero nei rigori delle autorità civili e religiose quando, prima nel 1757 e poi nel 1762, il Parlamento francese condannò il libro per attentato all'autorità reale, in quanto Busenbaum vi giustificava addirittura il regicidio nel caso in cui il re si ribellasse alle decisioni del papa. In effetti, nel terzo libro dell'opera, Busenbaum giustificava il ricorso generalizzato alla violenza per difendere la vita contro tutti gli aggressori. Nella sua opera si leggono affermazioni quali le seguenti: 

"Quando c'è una giusta causa è lecito giurare senza l'intenzione di giurare, sia che l'affare sia di lieve importanza o sia grave"

"I domestici possono rubare ai loro padroni in compenso del loro servizio, quando lo ritengono superiore al salario"

"A un uomo pubblico è lecito uccidere un nemico che tenta di calunniarlo, se non può in altro modo evitare l'ignominia che gliene verrebbe"

Non contribuì ad alleggerire la posizione del Busenbaum il fatto che nel suo libro fosse ospitato anche il commento del teologo gesuita francese Claude Lacroix (1652-1714) condannato come eretico giansenista. 

Frontespizio dell'opera di Herman Busenbaum "Theologia Morum" commentata da Angelo Franzoia (Bologna 1760)

Alvise Franzoia

Alvise Franzoia, fratello di Angelo e del capostipite Giovanni Battista Franzoia, fu prima Canonico della Cattedrale di Treviso e poi Vicario generale della Diocesi di Treviso.
Fu lui a presentare il giovane pittore Bernardino Castelli, che aveva eseguito le decorazioni interne del nuovo palazzo di Colmirano, al vescovo veneziano Paolo Francesco Giustinian, che accettò di prendere il giovane sotto la sua protezione e lo fece perfezionare nelle arti fino a farlo divenire uno dei maggiori esponenti della pittura veneziana del Settecento.
Alvise Franzoia è inoltre ricordato per aver concesso, con atto del 12 settembre 1752, la celebrazione delle messe nella chiesetta di San Francesco a Castelcucco.
Clemente Sibilliati, maestro di retorica presso il Seminario di Padova, dedicò ad Alvise Franzoia la sua opera  Saggi di discorsi per ciaschedun giorno di Quaresima, pubblicata nel 1749 presso la Stamperia del Seminario di Padova. Nel testo della dedica si legge, tra l'altro, quanto segue:

"E come mai potrà cancellarsi dal mio pensiero la memoria, e dal mio cuore la riconoscenza di quel per me avventuroso tempo, in cui nell'ameno soggiorno della stimatissima Famiglia vostra in Colmirano io ebbi per la primiera volta a conoscervi, ed a riconoscere in voi quella coltura di spirito, rettitudine di pensare, generosità d'animo, soavità di costume, ed altre doti, delle quali io avea anticipatamente udito farvisi elogio non men universale che vero? Al solo vostro merito adunque, e non già al ben impressionato animo mio debitor siete di questa pubblica dimostrazione di stima, ch' io presentemente vi rendo".

La dedica al canonico Alvise Franzoia del volume di Clemente Sibillati Saggi di discorsi per ciaschedun giorno di Quaresima, Stamperia del Seminario, Padova 1749

Luigi Franzoia

Fratello minore di Matteo, Luigi Franzoia seguì le orme dello zio Alvise divenendo canonico e vicario generale, prima capitolare e poi vescovile, di Treviso.
È ricordato, tra l'altro, per aver composto e recitato una elegante orazione in lingua latina in occasione dell'assunzione della carica di vescovo di Treviso da parte di monsignor Bernardino Marin.
Nella Gazzetta urbana veneta n. 80 del 1788 si legge quanto segue:

"Treviso li 2 ottobre 1788 - Jeri abbiamo qui avuta una solennità straordinaria per l’Ingresso di S. E. Rev. Monsignor Marini nuovo Vescovo; che per le sue gentili maniere si fa adorar da tutti. L’apparato della chiesa, e della strada dal Palazzo Vescovile a questa, fu abbellito oltre il consueto avendosi questo Reverendissimo Capitolo de’ Monsign. Canonici dato pensiero di mostrare la sua distinta venerazione al Prelato; il quale con amenità, e splendezza singolare si è segnalato.
In tale incontro Monsign. Luigi Conte Franzoja Can. e Vicario Generale, già Capitolare, e ora Vescovile, vi ha recitata una elegante Orazione latina a nome del già detto suo Capitolo la quale si giudica degna di veder la luce colle stampe.
La sera poi nel Palazzo Episcopale vi fu invito, e numeroso concorso di Dame, Cavalieri del paese, Forestieri ed Ecclesiastici, con applaudita Accademia di suoni e canti nella quale si distinsero il Sig. Fabio nel Buffo, ed il Sig. Cavana nel Serio, e per l’istrumentale il Signor Ferlendis coll’oboè, ed il Sig. Pajola col corno da caccia.
Li esquisiti e profusi rinfreschi, l’illuminazione splendidissima del palazzo a cera, della Piazza, e del portico espressamente costruito che dal palazzo conduceva alla scalinata del Duomo, servirono a render una sera delle più superbe che siasi mai veduta in questa Città".

Il Duomo (cattedrale) di Treviso come appariva prima dei rifacimenti neoclassici del 1759-1836 ad opera degli architetti Riccati, Selva, Bomben e Petrovich

Il progetto della nuova facciata del Duomo di Giordano Riccati