Personaggi

I conti da Castelli

I conti da Castelli discesero dalla famiglia vicentina di origine germanica dei Maltraversi. Il ramo della famiglia trasse il nome dal luogo che fu loro attribuito in feudo, ovvero l'odierna Castelli, frazione del comune di Monfumo (TV).

La famiglia Maltraversi - da Castelli possedette in feudo i castelli di Asolo, Pagnano, Fonte e Castelli. Altri castelli della zona erano controllati dalle famiglie loro alleate dei da Castelcucco,  da Col Muson, da Rover, da Cavaso e da Colmirano. L'intera zona era nota nel Medioevo come il luogo dei castelli (locus castellorum).

Della famiglia si sa poco, in quanto i da Castelli (ghibellini, a treviso detti "rossi") furono attori di violente lotte contro i da Camino (guelfi, a Treviso detti "bianchi") e persero proprietà e potere nel 1284 ad opera di Gherardo III da Camino, capitano generale di Treviso, che tentò di cancellare persino la memoria della famiglia

Stemma gentilizio dei conti Maltraversi
Stemma gentilizio dei conti da Castelli

Lo scontro con i da Camino

A partire dal 1263, la famiglia da Castelli, di fede ghibellina, tentò a più riprese ma senza successo di opporsi alla scalata del potere a Treviso da parte della famiglia guelfa dei da Camino. I primi scontri tra le due fazioni in città si ebbero il 2 aprile 1263 e si risolsero con la cacciata dei da Castelli da Treviso.

Nel 1274 la famiglia da Castelli risiedeva ancora formalmente a Treviso e controllava gran parte del Pedemonte del Grappa. Il capo della famiglia era Corrado da Castelli e i principali esponenti i suoi figli maschi Gherardo, Antonio, Bonifacino e Iacopo. La famiglia possedeva oltre 3000 campi (misura agraria) nei territori di Quero, Colmirano, Campo, Pederobba, Cavaso, Castelli, Cornuda, Biadene, Montebelluna, Volpago, Caerano e Treviso.

Gli scontri ripresero nel novembre 1283. Ma, con l'aiuto della popolazione di Treviso, Gherardo III da Camino debellò i da Castelli e i loro alleati ghibellini scacciandoli dalla città. Perse le loro proprietà cittadine, i da Castelli si rivolsero contro Asolo, allora feudo del vescovo di Treviso, e la occuparono.

Nel 1284 Gherardo da Camino rivolse l'esercito di Treviso contro i da Castelli e i loro alleati nel Pedemonte del Grappa. Si impossessò della rocca di Monleopardo (l'odierna Muliparte) sottraendola a Jacopo da Castelli e della rocca di Cornuda, sottraendola a Bonifacio da Castelli, che fu ucciso nello scontro. Fu poi la volta delle rocche di Fonte e dei castelli di Cavaso, Castelcesio (odierna Castelciés), Scaggiasorgo (Biadene), Campo, Colmirano e Fener. Alla fine, della famiglia da Castelli si salvò solo Gherardo, asserragliato nella rocca di Asolo.

Tornato a Treviso, lasciando Asolo ben sorvegliata, Gherardo III da Camino fece abbattere il palazzo e la torre dei da Castelli e con le loro macerie fece erigere nel medesimo luogo la chiesa di San Lorenzo. Egli acquisì inoltre tutti i possedimenti dei da Castelli come beni del comune di Treviso per poi rivenderli per 14 mila lire alla famiglia padovana dei da Carrara (Giacomo e il nipote Marsilio). Più tardi, in esito ad una trattativa con il vescovo Aldighiero di Feltre, Gherardo da Castelli restituì Asolo al vescovo di Treviso ed ebbe dal comune di Treviso la somma di 30 mila lire a titolo di pagamento di tutti i beni confiscati. 

Nel 1331, acquisito il controllo di Treviso, gli Scaligeri reintegrarono nei suoi possedimenti Gherardo da Castelli, figlio di Antonio, con una sentenza del nuovo podestà scaligero di Treviso Pietro dal Verme. Ma dopo la breve parentesi scaligera, i da Castelli e i loro alleati persero nuovamente i loro beni a vantaggio del comune di Treviso.

L'avvento del dominio della Serenissima segnò la fine di quanto rimaneva dei fortilizi dei da Castelli e dei loro alleati, che nel 1339, divenuti ormai inutili, furono definitivamente abbattuti per non essere più ricostruiti. La distruzione dei castelli superstiti fu imposta dalla Serenissima anche come misura precauzionale per prevenire possibili ribellioni su un territorio ormai stabilmente acquisito.

Treviso. La Loggia dei Cavalieri, luogo di ritrovo della nobiltà

Treviso, Palazzo Bonben, già appartenuto ai da Castelli
Lapide funeraria di Badlo (Baldo) e Agnese da Castelli posta dal loro figlio Gurente nel 1255. La lapide, scritta in latino medievale piuttosto sgrammaticato, è murata all'esterno della chiesa parrocchiale di Castelli di Monfumo (TV) accanto alla porta di accesso laterale
HIC EST SEPULTURA DOMINI COMITIS BADLO CASTELLIS IN QUA POSITA PRIOR FUIT POSITA DOMINA AGNES UXOR REDICTIONI COMITIS GURENTE ANNO DOMINI MCCLV INEUNTE IIIX DIE MARTIS VII EXEUNTE NOVENBER
QUESTA È LA SEPOLTURA DEL SIGNOR CONTE BALDO DA CASTELLI NELLA QUALE IN PRECEDENZA FU POSTA LA SIGNORA AGNESE SUA MOGLIE AL RITORNO DEL CONTE GUARIENTO NELL'ANNO DEL SIGNORE 1255 TRA IL GIORNO 13 MARZO E IL GIORNO 7 NOVEMBRE

Tracce storiche

Le poche tracce della famiglia da Castelli consistono oggi nei resti di tre castelli riemersi a Castelciés (frazione di Cavaso del Tomba, TV) , a Castelcucco (TV) e a Cavaso del Tomba (TV) e in una lapide funeraria risalente al 1255 che ricorda i coniugi Baldo (Badlo) e Agnese da Castelli, murata accanto all'ingresso laterale della chiesa di San Giorgio Martire nella frazione Castelli di Monfumo (TV). 

Le campagne di scavo condotte dall'Università di Padova nel 1991-1992 hanno riportato alla luce le fondamenta del castello di Castelciés, che era  costituito da una cinta muraria quadrangolare che proteggeva un torrione interno. Resti di altri due castelli si trovano nel comune di Castelcucco, uno sul Col Muson e uno sul Collalto. I resti del castello del Col Muson, collocati a 387 metri di quota, occupano un'area di circa 30x150 metri sulla sommità del colle. I resti di un terzo castello, che in  origine apparteneva ai da Cavaso, si trovano a Cavaso, sul colle di San Giorgio.

Stando  alle scarse notizie di cui si dispone, il castello di Castelciés dovette essere costruito all'inizio dell'XI secolo da Gherardo Maltraversi che era stato investito dall'imperatore Enrico II anche dei feudi di Fonte e di Pagnano. Il castello è menzionato all'epoca  (1153-1154) delle lotte tra il comune di Treviso e quello di Conegliano, che voleva rendersi indipendente. Nel XIII secolo la proprietà del castello è attribuita dalle fonti ai da Castelli, ramo della famiglia dei Maltraversi. Le cronache trevisane ci dicono che nel 1284 il castello fu distrutto da Gherardo III da Camino. Da quella data il castello non è più menzionato. La stessa cosa si suppone sia accaduta per gli altri castelli dell'area appartenenti ai da Castelli e ai loro alleati.

Resti del castello di Castelciés (Castrum Cesum), Cavaso del Tomba, TV

Resti del castello di Castelcucco (Castrum Cucho) sul Col Muson (Castelcucco, TV)
Stemma gentilizio della famiglia van Axel Castelli

I van Axel - Castelli

Dopo la distruzione dei fortilizi e la perdita della maggior parte delle proprietà, della famiglia da Castelli si hanno pochissime notizie. 

Secondo Matteo Sernagiotto (Memorie della antichissima città di Asolo, Luigi Priuli, Treviso, 1869) dopo la disfatta subita ad opera di Gherardo III da Camino, l'ultimo dei da Castelli, Guidone, pronipote di Corrado, si ritirò in un piccolo castello nel territorio di Treviso e mutò il nome della famiglia in Almerica, mantenendo tuttavia lo stemma dei da Castelli.

Secondo altri autori, nel 1747 la famiglia da Castelli sarebbe confluita nella famiglia van Axel per matrimonio della nobildonna Elena Pisani, figlia di Maria da Castelli, ultima discendente della famiglia, con Antonio Ulrico van Axel fu Vincenzo. Da allora i van Axel assunsero il cognome van Axel Castelli. 

I van Axel, commercianti originari di Axel, villaggio vicino a Gent (Gand) nelle Fiandre Orientali (Belgio), erano stati ammessi nel 1665 al patriziato veneziano per avere sovvenzionato la Repubblica con 100 mila ducati d'oro durante la guerra di Candia contro i Turchi.

Non sarebbero invece discendenti dei da Castelli i Castelli domiciliati ad Asolo e i de Castelli conti di Agordo appartenenti al consiglio nobile di Belluno e domiciliati a Treviso, famiglie di cui si ha comunque menzione nel Repertorio genealogico delle famiglie nobili dello Schroeder del 1830.

Resti (presunti) del castello di Cavaso del Tomba (TV)