Personaggi

I conti
da Colmirano


Origini

Sulle origini della famiglia dei conti da Colmirano non si hanno notizie precise. Per similarità con le altre famiglie feudali dell'area, doveva trattarsi di una famiglia di origine germanica investita da uno degli imperatori delle case di Sassonia o di Franconia di un feudo comprendente in tutto o in parte la conca di Alano. Nel X secolo costruirono il loro castello a Colmirano, nel luogo in cui più tardi, sulle rovine del castello, i Franzoia edificheranno il loro palazzo. Da allora la famiglia, come d'uso tra le famiglie di stirpe germanica, assunse il nome gentilizio da Colmirano, che troviamo  nei documenti storici con le varianti Comirano, Comiran, Cumirano e Cumiran.
Il primo membro della famiglia ad essere menzionato dalle fonti storiche è Vincenzo da Colmirano, il cui nome si trova nell'elenco dei nobili feltrini e trevisani che parteciparono alla prima crociata (1096-1099) proclamata nel 1095 da papa Urbano II. 

Il castello di Colmirano (ricostruzione fotografica)

Con i da Castelli contro i da Camino

I da Colmirano, insieme ai da Castelli e ad altri feudatari del Pedemonte del Grappa, furono alleati dei da Romano nel periodo (1200-1258) in cui questi estesero progressivamente la loro signoria su  Vicenza, Treviso,  Feltre, Belluno, Trento, Verona, Padova e Brescia. Caduti nel 1259 i da Romano, i da Castelli e le famiglie loro alleate, tra le quali i da Colmirano, tentarono senza riuscirvi di contendere ai da Camino il controllo della città di Treviso.
Nel 1272 il vescovo di Treviso Alberto Ricco cedette Asolo al comune di Treviso, controllato dai da Camino. I da Castelli e gli altri feudatari loro alleati dell'Asolano non accettarono la situazione e furono protagonisti di feroci scontri con i da Camino. Il conflitto portò nel 1283 allo scoppio di disordini nelle vie di Treviso e si risolse nel 1284 con la distruzione dei fortilizi di proprietà dei da Castelli e dei loro alleati che punteggiavano il Pedemonte del Grappa e con il bando delle loro famiglie dal territorio di Treviso.
In quell'occasione l'armata guidata da Gherardo III da Camino attaccò e incendiò anche il castello dei da Colmirano, che furono spossessati del feudo. Nel 1285 i da Colmirano furono costretti a trasferirsi nella città di Feltre, dove già dal 1260 erano entrati a far parte del Consiglio dei nobili. Vi rimarranno fino a quando nel Trevisano, e in particolare nell'Asolano, si ristabiliranno le condizioni per un loro ritorno.

Portale medievale in pietra rossa locale facente parte un tempo del castello dei conti da Colmirano. Sugli stipiti sono visibili i cardini fissati nelle sedi con piombo colato (Colmirano, abitazione privata)











Antica tubazione da acquedotto in laterizio (Colmirano, abitazione privata)

L'alleanza con gli Scaligeri

Dal 1318  al 1329 il territorio asolano e la conca di Alano furono coinvolti nei tentativi di Cangrande della Scala di impossessarsi del territorio trevisano, tentativi che furono infine coronati da successo. Gli Scaligeri reintegrarono nei loro possedimenti i da Castelli e le famiglie loro alleate, tra le quali i da Colmirano, che  nel 1320 ritroviamo ancora a Colmirano con il capofamiglia Guariento e i suoi otto figli maschi: Albertino (prete), Pietro (notaio), Enrichetto, Antonio, Pagano, Romagno e Guecello. Lo stesso anno il vescovo-conte di Feltre Alessandro Novello tentò di investire Romano figlio di Romagno da Colmirano del feudo di Cesana. Ma l'iniziativa fu impedita da Guecello da Camino, con l'appoggio di Cangrande della Scala.
Dopo la breve parentesi scaligera, gli scontri tra le opposte fazioni per il controllo del comune di Treviso e del territorio asolano proseguirono ancora ed ebbero fine solo nel 1377 in seguito alla dedizione di Treviso alla Repubblica Serenissima.
Con la dedizione di Treviso a Venezia, Asolo recuperò anche la sua giurisdizione territoriale, persa quarant'anni prima a favore di Treviso e dei da Camino. Fu allora che, ristabilita la pace, le antiche famiglie nobili decisero di abbandonare le rocche ormai semidistrutte nelle quali risiedevano per prendere residenza stabile ad Asolo. Tra queste famiglie si trasferirono in città anche le famiglie che erano state spodestate da Gherardo III da Camino: i da Colmirano, i da Col Muson, i da Castelcucco, i da Monfumo, i da Pagnano, i da Borso, i da Semonzo e i da Rover. 

Monumento a Cangrande della Scala (Verona, Castelvecchio)

Il ramo asolano della famiglia

La famiglia da Colmirano si divise allora in due rami: uno conservò la residenza a Feltre, acquisita già nel 1260, e l'altro la trasferì ad Asolo. Ad Asolo si trasferì Rocchesano da Colmirano, figlio di Antonio, che dette vita al ramo asolano della famiglia, mentre a Feltre rimase Romagno da Colmirano, figlio di Guariento. Dal nome dei due capostipiti, il ramo feltrino della famiglia assunse il gentilizio Romagno da Colmirano, mentre il ramo asolano assunse il gentilizio Rocchesan da Colmirano.
Il trasferimento ad Asolo avvenne intorno al 1397, quando Rocchesano da Colmirano, figlio di Antonio, chiese al podestà di Asolo l'iscrizione al consiglio dei nobili della città, in forza della precedente iscrizione della famiglia da Colmirano al collegio dei nobili di Treviso. Il podestà di Asolo scrisse il 7 giugno 1397 al podestà di Treviso Egidio Morosini chiedendo conferma dell'iscrizione della famiglia al collegium militum della città (il collegio dei nobili) "tra i cittadini di grado maggiore", ovvero di nobiltà imperiale e non rusticana. Ottenuta la conferma, i Rocchesan da Colmirano furono ammessi a far parte del collegio nobile asolano (Fortunato Mandelli, Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, Venezia 1769, pp. 101-103).
Il 15 luglio 1400 Paolo Morosini, podestà di Asolo, informò Pietro Pisani, podestà di Treviso, della protesta presentata da alcuni nobili asolani contro il tentativo dei gabellieri della macina di applicare loro una tassa non dovuta. I nobili citati nella lettera sono Guecellus de Monfumo, Antonio de Castrocucho, Bonifacius ejus frater, Schinella de Roverio, Christoforus de Roverio e Rochesanus de Cumirano. La lettera dimostra che a quell'epoca le principali famiglie feudali del Pedemonte del Grappa erano ormai stabilmente insediate ad Asolo.
Nel 1401 Lodovico Morosini, podestà e capitano di Treviso, e Antonio Corner, podestà di Asolo, in qualità di giudici delegati dal senato veneziano, esaminarono una lite insorta tra i comuni di Alano e di Possagno sui confini del monte Arcasio (oggi Archeson). Alla pronuncia della sentenza nella chiesa di San Pietro di Petrarubea (Pederobba) è presente anche Antonio Rocchesan da Colmirano.

Il duomo di Asolo, intitolato a Santa Maria Assunta

L'alleanza con i Carraresi

Nel 1404-1405 i da Colmirano di Asolo furono coinvolti nelle vicende della guerra che oppose Venezia ai Carraresi e si schierano dalla parte di questi ultimi, favorendo la conquista di Feltre e di Asolo.
Nel 1407, a guerra finita, Rocchesano da Colmirano, figlio di Antonio, fu processato e condannato dalla Quarantia criminal veneziana per avere, prima della guerra, informato Francesco da Carrara della situazione di Feltre. Con lui fu condannato anche il conte Antonio da Collalto. Ma mentre quest'ultimo fu incarcerato a Venezia e morì in prigione, Rocchesano da Colmirano se la cavò con un anno di carcere e alcuni anni di confino a Venezia (Roberto Cessi, Congiure e congiurati scaligeri e carraresi (1406-1412), in  Atti e memorie dell'Accademia di agricoltura scienze lettere arti e commercio di Verona,  serie IV, vol. X, Franchini, Verona 1910).
Antonio Rocchesano da Colmirano e suo fratello Jacopo sono menzionati in atti redatti nel 1421, nel 1428 e nel1433 dai notai Lorenzo Aslino (ovvero Asolano) e Bartolomeo Bevilacqua. Negli stessi atti è menzionato il loro "germano" Romagno da Colmirano, figlio di Guariento, abitante a Feltre.
Alessandro Rocchesan da Colmirano, figlio di Antonio, fu membro del consiglio di Asolo nel 1459 e cancelliere dei rettori veneziani di Asolo e di Feltre nel 1475. Alessandro, che fu anche uomo di lettere, nel 1495 fece testamento a favore delle tre figlie, Laura, Altadonna e Imperatrice, e del nipote Paulo, nato da suo figlio Cristoforo, disponendo che fosse edificata per sé un'arca marmorea di fronte all'altare di San Marco nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Asolo. Ad Asolo è ricordato anche un altro Alessandro Rocchesan da Colmirano, figlio di Giampaulo.

Moneta padovana recante l'effige di Francesco II da Carrara

Il ramo feltrino della famiglia

Il ramo feltrino della famiglia ebbe come capostipite Romagno da Colmirano, figlio di Guariento. 
Nel 1360 nacque a Feltre Antonio Romagno, figlio di Vittore detto Muzio. Antonio Romagno fu amico e segretario del vescovo di Ceneda Pietro Marcello.
Nel 1412 un Romagno da Colmirano fu incaricato dal Consiglio della città di sorvegliare la fabbricazione di armi. Nel 1415 sono citati quali "cittadini del primo ordine" (ovvero nobili) di Feltre Rate da Colmirano, Romagno da Colmirano e Romagno figlio di Romagno. Nel 1416 Romagno da Colmirano è incaricato con altri tre membri del consiglio cittadino di rivedere gli statuti della città. Nel 1419, durante la guerra tra Venezia e il re d'Ungheria, troviamo Romagno da Colmirano in veste di arbitro incaricato di dirimere la controversia con alcuni fuoriusciti feltrini rifugiatisi a Belluno.
Nel 1509 Prisciano da Colmirano esercitava a Feltre la professione di dottore in medicina. Altro esponente più che famoso della famiglia è Pellegrino da Colmirano, notaio che morì nel 1510  nell'esercizio delle sue funzioni, ucciso da un soldato francese durante la guerra cambraica mentre stava pagando alle truppe imperiali il riscatto pattuito dal Consiglio di Feltre per la salvezza della città dal saccheggio dei Lanzichenecchi.
Pellegrino da Colmirano aveva un figlio che si chiamava Pupano. Costui si salvò e abbandonò Feltre distrutta dalle truppe imperiali per trasferirsi ad Asolo presso l'altro ramo della famiglia. Qui nel 1512 fu assunto dal comune in qualità di dottore delle arti e di medicina.
Altro esponente di spicco del ramo feltrino della famiglia fu Serafino da Colmirano, frate minore osservante di San Francesco ed insigne teologo. La sua opera maggiore, pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1555,  si intitola Conciliatio locorum communium totius Scripturae Sacrae qui inter se pugnare videntur (Conciliazione dei passi della sacra scrittura che sembrano contraddirsi). Si tratta di un ponderoso saggio in due tomi nel quale si affrontano e si giustificano come meramente apparenti le numerose contraddizioni contenute nelle sacre scritture (i passi esaminati da frate Serafino sono ben 600). L'opera, ristampata più volte in tutta Europa, fu lodata dai maggiori teologi del suo tempo, tra i quali Sisto da Siena.
Serafino fu l'ultimo discendente feltrino della nobile famiglia dei conti da Colmirano. In una lettera scritta al padre generale dell'ordine cui apparteneva, egli scrisse infatti:

Della famiglia da Colmirano io sono l'ultimo superstite, fra quanti le appartennero. La famiglia da Colmirano un tempo non fu né oscura né ignobile, ma famosa e ricca di virtù nella città di Feltre, proveniente da un'amena vallata posta tra i monti della Marca Trevisana.

Feltre, Porta Oria in una stampa di inizio Ottocento. A destra, in primo piano, l'imbocco dell'attuale Via Pellegrino da Colmirano

Feltre. Piazza Maggiore in una foto colorata a mano. Il palazzetto più basso al centro fu residenza dei Romagno da Colmirano

Frontespizio dell'opera di Serafino da Colmirano dal titolo Conciliatio locorum communium totius Scripturae Sacrae qui inter se pugnare videntur.

L'estinzione della famiglia

Dopo le distruzioni della guerra cambraica, con il tempo i da Colmirano di Feltre cessarono di utilizzare il predicato da Colmirano e si chiamarono semplicemente da Romagno. Anche la loro condizione economica peggiorò, al punto che la famiglia, non più in grado di sostenersi con le rendite, dovette adattarsi all'esercizio di arti e mestieri diversi.
Brutazzo da Romagno, discendente della stirpe nobile dei Romagno da Colmirano, trascurò perfino di chiedere l'iscrizione dei figli nel Libro dei nobili di Feltre. Il 9 gennaio 1596 Antonio da Romagno, figlio di Brutazzo, che esercitava il mestiere di spadaio, sottopose al Maggior Consiglio della città una supplica nella quale chiedeva il riconoscimento di appartenenza alla classe nobiliare, lamentando la dimenticanza del padre ormai defunto. Un mese dopo, il 9 febbraio 1596, il Maggior Consiglio di Feltre riconobbe l'antica nobiltà di Antonio da Romagno.
Tutti i da Colmirano di Feltre (Romagno) e di Asolo (Rocchesan) sono ormai estinti. Ma del ramo feltrino della famiglia rimane traccia ancora oggi a Feltre nel nome della via intestata a Pellegrino da Colmirano e nella denominazione del palazzetto Da Colmirano, che si affaccia su Piazza Maggiore e su Piazza delle Biade  dove abitò l'aromatario (commerciante di spezie) Romagno da Colmirano.
In Veneto esistono tuttora cinque famiglie che portano il cognome Comiran, tutte residenti in provincia di Treviso.

Musei Civici di Belluno, Sala degli Spadai.
Antonio Zambaldi, Prospetto della Piazza delle Biade e del Pubblico Palazzo di Feltre., incisione su rame risalente alla fine del Settecento. Da sinistra verso destra, la loggia del Palazzetto da Colmirano, restaurata nel 1517, il Palazzo dei Rettori, il Palazzo del Comune con il Teatro de la Sena e la Loggia di Santo Stefano, prima del rifacimento ottocentesco del Segusini.