Da tempo immemorabile il Pont della Stua collega tra loro le due rive del torrente Calcino, quella destra appartenente al territorio di Colmirano e quella sinistra, appartenente al territorio di Campo. La denominazione del ponte ricorda come, in epoca antica, il territorio di Colmirano fosse sede delle attività di taglio di alberi d'alto fusto in montagna e del trasporto con il metodo della fluitazione lungo il torrente Calcino e il Tegorzo fino al Piave. Il Ponte della Stua era il luogo in cui si costruiva uno sbarramento temporaneo sul Calcino (la stua, appunto) che consentiva di accumulare a monte un volume d'acqua sufficiente, una volta liberato, a trasportare fino al Tegorzo e oltre il legname accumulato nel greto del torrente.
Il trasporto e la lavorazione del legname lungo il corso di fiumi e torrenti hanno origini antichissime. Il legno era contemporaneamente la principale fonte energetica (direttamente o sotto forma di carbone) e il principale materiale da costruzione utilizzati dai Veneti fin dall’epoca preistorica. Esso fu ricavato inizialmente dalle zone della pianura poste nelle immediate vicinanze dei centri di utilizzazione, occupate in larga parte, in epoca preistorica e protostorica, da foreste di alto fusto. Con la progressiva utilizzazione del legname più a portata di mano, i Veneti furono costretti a tagliare i tronchi in zone sempre più lontane e svilupparono sistemi di trasporto che consentivano di trasferire il legname tagliato nei centri di utilizzazione. In questo ebbero due grandi alleati: l’attitudine del legno a galleggiare e la presenza pressoché ubiquitaria di corsi d’acqua. Si svilupparono così progressivamente le tecniche di trasporto fluviale (fluitazione) del legname che continuarono ad essere utilizzate in epoca romana e anche in seguito. In epoca veneziana l'economia del legno ebbe particolare impulso, stante la necessità della Serenissima di disporre di legno per la costruzione delle fondamenta della città della flotta commerciale e militare.
Il trasporto del legname avveniva fin dall’antichità convogliando con vari sistemi i tronchi tagliati (le taje) entro un bacino ottenuto sbarrando il corso di un torrente con una diga temporanea (fatta degli stessi tronchi) o permanente. La diga era chiamata stua. Allorché i tronchi erano stati accumulati nel bacino, il crollo provocato (o l'apertura) della stua provocava il deflusso dell’acqua accumulata a monte e il conseguente trascinamento dei tronchi verso valle, fino al corso d’acqua principale cui il torrente afferiva.
La costruzione della stua temporanea sul Calcino richiedeva una particolare esperienza e maestria.
La diga era realizzata utilizzando le stesse taje da trasportare, appoggiate alle rocce sulle rive del torrente e tenute da un'unica trave in legno, bloccata da un cuneo che costituiva la chiave dell'intera struttura.
Nei giorni successivi a diga così realizzata causava un grande accumulo d'acqua nel bacino a monte. Mentre il livello dell'acqua cresceva, nel bacino formato dalla stua si accumulavano le taje da trasportare.
Quando il livello dell'acqua a monte era cresciuto a sufficienza, allora la diga veniva demolita istantaneamente, assestando un singolo colpo di mazza al cuneo che costituiva la chiave della struttura. L'acqua defluiva violentemente a valle con un'onda di piena artificiale che sollevava il legname accumulato e lo trasportava verso il Tegorzo e il Piave.
Non sappiamo quando fu realizzata l'ultima stua sul torrente Calcino. Ma abbiamo notizia che la fluitazione del legname lungo il torrente Tegorzo (e quindi forse anche lungo il Calcino) fosse ancora in essere nella seconda metà dell'Ottocento.
Subito dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1867 la rivista Il Politecnico pubblica una dettagliata descrizione del progetto dell’ingegnere Luigi Tatti per la realizzazione di una ferrovia per collegare Treviso a Belluno. Secondo l’estensore del progetto, la realizzazione del tratto passante per Fener e diretto a Feltre
“... richiede opere difficili ed assai dispendiose alla foce del torrente Tegorzo, opere che non potrebbero mantenersi nelle impetuose sue piene ove non fossero munite di sufficienti costosissimi presidi. Il passaggio del Tegorzo, torrente alpestre che riunisce poco superiormente al suo sbocco altri due grossi influenti, l'Ornigo ed il Calcino, richiede un manufatto di ragguardevole importanza e di luce certamente non inferiore al ponte sulla postale (la via Feltrina, nda) che è di m 80”.
A ciò si somma, secondo il progettista, la necessità di
“... sovrapassare con un cavalcavia la strada che conduce ai molini ed alla spiaggia del fiume dove si formano le zattere coi legnami fluttuati dal Tegorzo, e dove esiste un traghetto per l'opposta sponda”.
Abbiamo quindi conferma che a quell'epoca la fluitazione del legname era ancora in uso. Quanto alla collocazione della stazione,
“... riescendo pressoché impossibile il procurarsi uno spazio sufficiente con comodo accesso per la costruzione di una Stazione a monte di Quero, ne viene necessità di collocarla a Fener nell'altipiano a destra del Tegorzo. Essa potrà a questo modo servire convenientemente non solo a Quero, Alano e Pederobba sulla destra del Piave, ma eziandio a Segusino e Valdobiadene sulla sinistra sia per mezzo dell'esistente traghetto, sia e meglio mediante un ponte da costruirsi di fronte a Fener a spese dei detti due Comuni”.
Successivamente, delle attività legate alla fluitazione del legname si perse memoria, tanto che la popolazione locale cominciò a ritenere che il toponimo stua derivasse da "stufa". Ma il vero significato è quello che abbiamo raccontato.