Personaggi

Pellegrino
da Colmirano


Nel 1509 la Repubblica Serenissima fu attaccata da tutte le potenze europee, con esclusione della sola Inghilterra, coalizzate nella Lega di Cambrai sotto la guida del papa Giulio II. La guerra durò sette lunghi anni, ma alla fine Venezia riuscì a recuperare tutti i suoi possedimenti. Nelle vicende che si dipanarono ebbe una parte importante anche il notaio Pellegrino da Colmirano.

Dallo scoppio della guerra, le città di Feltre e Belluno furono teatro di un andirivieni di truppe imperiali, francesi, veneziane e mercenarie che lasciò un segno indelebile nel territorio, soprattutto a Feltre, che fu saccheggiata due volte: il 4 agosto 1509 ad opera delle truppe imperiali del principe Rudolph IV von Anhalt e il 2 luglio 1510 ad opera dei lanzichenecchi mercenari di Georg VI von Liechtenstein. La città ne risultò, alla fine, completamente distrutta.

Il 18 giugno 1509 l’armata imperiale guidata dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, proveniente da Trento lungo la Valsugana , valicò il passo della Scala di Primolano e giunse a Feltre, che fu occupata senza combattere. La stessa cosa accadde il 5 luglio a Belluno. Il 10 luglio l’imperatore ripartì con la sua armata, alla volta di Verona, lasciando a Feltre e a Belluno modesti presidi militari. Ne approfittarono i Veneziani, che il 24 luglio 1509 ripresero entrambe le città. 

Mentre festeggiavano il ritorno dei Veneziani, i Feltrini erano ignari di ciò che sarebbe toccato loro di lì a poco. Il 4 agosto, infatti, Feltre fu ricondotta all’obbedienza imperiale dall’armata del principe Rudolf von Anhalt, inviata da Massimiliano I a riprendere il Bellunese, e della quale faceva parte anche un corpo francese comandato da Antoine d’Arcy, soprannominato le Chevalier Blanc (il Cavaliere Bianco).

Giunto alle porte di Feltre, Rudolf von Anhalt intimò alla città di consegnargli una forte somma di denaro e di rifornire la sua armata di ciò di cui aveva bisogno. In cambio promise che i soldati tedeschi avrebbero abbandonato il territorio feltrino senza creare ulteriori problemi. I Feltrini accettarono.

Fornite le vettovaglie richieste, il 4 agosto 1509 il notaio Pellegrino da Colmirano, incaricato dal Consiglio della città, era intento a contare, davanti ai messi del principe von Anhalt, il denaro richiesto dagli invasori, quando un soldato del Cavaliere Bianco francese, non è chiaro per quale motivo, sguainò la spada e, con un fendente, decapitò il malcapitato notaio. I soldati si lanciarono allora al saccheggio della città, uccidendo tutti i cittadini che tentavano di resistere.

Il mattino dopo, von Anhalt diramò un bando nel quale proibiva ai soldati di uccidere i cittadini inermi, ma autorizzava il saccheggio della città e la cattura di prigionieri. I soldati poterono così continuare ad infierire sulla popolazione torturando i cittadini perché rivelassero dove avevano nascosto denaro e preziosi. Molti furono precipitati dalle finestre, altri furono impiccati e altri ancora sgozzati. Alla fine giacquero a terra centinaia di cadaveri. Numerosi furono anche gli ostaggi che la soldataglia portò con sé, in attesa che qualcuno pagasse per loro un riscatto.

Visto il trattamento riservato a Feltre, Belluno aprì le porte spontaneamente all’armata imperiale che vi entrò il 6 agosto senza colpo ferire. Dall’agosto al novembre 1509 Feltre e Belluno restarono sotto il controllo di governatori imperiali, finché il contrattacco dei Veneziani costrinse gli Austriaci ad abbandonare le due città, che il 28 novembre tornarono sotto il controllo dei Veneziani.

Feltre e Belluno restarono sotto il controllo della Serenissima fino al luglio del 1510, allorché ad occuparsi ancora delle due città fu l’armata imperiale del principe Georg VI von Liechtenstein. Forte di dodicimila mercenari lanzichenecchi, l’armata di von Lichtenstein giunse il 2 luglio a Feltre, dove fece strage degli abitanti, demolì parte delle mura e incendiò la città, che arse per ben quattro giorni. La tragica fine di Feltre, interamente distrutta, indusse ancora una volta Belluno a consegnarsi  spontaneamente il 4 luglio agli Austriaci. Von Liechtenstein accettò la capitolazione dei Bellunesi, ma impose loro il pagamento di quattromila scudi e trattenne come ostaggi alcuni nobili cittadini.

Dopo la distruzione, Feltre rimase pressoché disabitata per alcuni mesi. Quando vi rientrarono, i canonici della cattedrale presero l’abitudine di scrivere le loro lettere intestandole ex cineribus Feltriae o ex Feltro destructo e descrivendo Feltrum combustum et miserabile. Ma da quella devastazione la città risorse rapidamente, dopo che nel 1516 la guerra si concluse con la vittoria finale della Serenissima. La ricostruzione cinquecentesca ad opera dei Veneziani, che durò una decina d'anni, conferì alla città l’originalità architettonica e il fascino austero che essa conserva tuttora.

Palma il Giovane, Allegoria della vittoria sulla Lega di Cambrai (Venezia, Palazzo Ducale, Sala del Senato)

Affresco che ricorda l'eccidio di Feltre del 1509 (Feltre, Santuario dei Santi Vittore e Corona)

Feltre, Porta Pusterla

Feltre, Piazza Maggiore. Sullo sfondo i Palazzetti Bovio - Da Comirano