Personaggi

Francesco Recami


Francesco Recami nasce a Firenze nel 1956. Esordisce come scrittore di testi divulgativi, guide di montagna e libri per ragazzi. Nel 2008 con il romanzo "Il superstizioso" entra nella cinquina finalista del Premio Campiello. Nel 2009 pubblica "Il ragazzo che leggeva Maigret", che gli vale il Premio Scrittore Toscano. Un anno dopo esce "Prenditi cura di me", che entra nella dozzina pre-finalista del Premio Strega e viene selezionato anche per il Premio Castiglioncello e il Premio Capalbio. 

Francesco Recami, scrittore fiorentino, finalista e vincitore di numerosi premi letterari, parla inaspettatamente del territorio di Colmirano nel romanzo "I killer non vanno in pensione" (Sellerio Editore, Palermo, 2022).
Protagonista del romanzo è il ragioniere Walter Galati, oscuro impiegato della Direzione Provinciale dell'INPS di Treviso, senza alcuna prospettiva di carriera. Galati è sfruttato da alcuni colleghi del suo ufficio, noti come "la banda dei quattro", nullafacenti e corrotti, intenti ad arricchirsi con truffe e malversazioni. E quando la sera torna a casa, è vessato anche dalla moglie Stefania, viziata, dispotica e (come scoprirà in seguito) infedele.
Ma colui che appare a tutti come un travet senza spina dorsale cela in realtà un segreto, una seconda esistenza nascosta e super-organizzata nella quale esercita la professione di killer su commissione.
A conferirgli gli incarichi, che lui porta a termine con puntualità ed efficienza, è un'invisibile Agenzia. L'alibi che gli consente di allontanarsi da casa e dall'ufficio per compiere indisturbato le sue missioni è la sua passione per la pesca. La esercita avvalendosi di un capanno fatiscente che possiede nella Valle del Calcino. Capanno che cela un locale segreto nel quale Galati ha raccolto tutto ciò che gli serve per compiere le sue missioni di morte.

Ecco quanto scrive Recami.

"La mattina dopo Walter raggiunse il capanno in mezzo al bosco che non erano ancora le otto.
Superato Alano, la valle del Calcino era tenebrosa e affascinante. Walter non ne sapeva molto ma aveva sentito dire che in quell'area c'erano testimonianze geologiche e fossili di un periodo di surriscaldamento del pianeta che era durato cinquecentomila anni. E adesso la facevano lunga per cambiamenti nell'arco di cinque, dieci, al massimo venti anni.
La valle è molto bella, si inerpica fino a quota 1.400 metri sul versante del Monte Grappa, frequentata da appassionati di torrentismo, di alpinismo e di pesca alla trota.
Il suo capanno era una costruzione di legno e latta con un tetto di onduline, ma per lui era un vero e proprio rifugio, dove dimenticarsi delle sue magagne quotidiane. Una porta rudimentale era chiusa con un lucchetto, ma la gente ci entrava lo stesso. A lui in fondo non dispiaceva. Dentro c'era un giaciglio approssimativo, con un materasso marcio. In quell'ambiente non ci teneva niente di valore, soltanto gli stivali da pesca e le esche; le due canne no, quelle se le portava a casa perché temeva che gliele rubassero. In terra aveva scavato un buco umido protetto da una retina metallica dove conservava i lombrichi. Nella baracca regnava un gran puzzo. In un angolo c'era un fornello a gas da campeggio.
Appena arrivato si fece un caffè e pensò ai tempi e agli orari (...). Quindi estrasse di tasca un piccolo telecomando e lo attivò. Sembrava volesse accendere una televisione o un impianto di condizionamento, invece accese un motore silenzioso. La branda malmessa cominciò a muoversi e si inclinò di 90 gradi, fino a bloccarsi dopo aver raggiunto la fine corsa: si era aperto l'accesso al vano inferiore. Walter scivolò da basso per i sette scalini e richiuse quella specie di ponte levatoio, riazionando il telecomando.
Non aveva poi molto tempo da perdere. Accese la luce utilizzando lo stesso telecomando. L'ambiente al piano di sotto, di piccole dimensioni, pareva modernissimo e tecnologicamente avanzato, tutto in acciaio inossidabile, rame e legno di olmo, a prova di bomba".

Il racconto prosegue con i preparativi di Galati, che preleva dal bunker sotterraneo quanto gli serve per la sua nuova missione: abiti, denaro, armi e attrezzature elettroniche.  Richiuso il vano segreto e uscito dal capanno, risale in macchina e raggiunge la stazione di Mestre, dove sale su un treno per Verona e qui su un secondo treno per Monaco di Baviera, città che sarà teatro della sua missione.
È solo l'inizio della lunga e complessa vicenda che nel resto del racconto si svolgerà in gran parte nella Pianura Veneta allagata da un diluvio che fa esondare i fiumi. Ma per saperne di più conviene leggere l'avvincente racconto di Recami.


Colmirano, Valle del Calcino: il Ponte della Stua.