La storia

Colmirano nel Medioevo

Con l'istituzione del sistema feudale ad opera prima dei Franchi e poi delle casate germaniche di Franconia, Sassonia e Svevia, il territorio veneto è frammentato in una miriade di possedimenti feudali. Dal X secolo il territorio di Colmirano, con tutta la conca di Alano e Quero, fa parte della contea vescovile di Treviso, divenendo area di confine con la contea vescovile di Feltre. Per tutto il Medioevo il territorio è interessato dalle violente contrapposizioni tra i comuni e le famiglie feudali del Veneto, in perenne lotta tra loro. Le contrapposizioni ha fine solo con la progressiva e definitiva affermazione della Repubblica Serenissima.

I conti da Colmirano

Le poche notizie storiche di epoca medievale consentono di stabilire che, intorno all'anno Mille, la conca di Alano era dominata dalla famiglia di origine germanica chiamata da Colmirano (con le varianti Comirano, Comiran e Cumiran). Il nome, come era d'uso all'epoca, derivò da quello del luogo a loro affidato nel sistema feudale e dove sorgeva il loro castello, che si presume sia stato edificato nella seconda metà del IX secolo a difesa contro le periodiche scorrerie degli Ungari.
Nell'ordinamento imperiale  stabilito dalla casa germanica di Sassonia, la conca di Alano, Colmirano, Campo, Fener e Quero faceva parte della contea vescovile di Treviso e si trovava al confine con la contea vescovile di Feltre, istituite entrambe dall'imperatore Ottone II intorno all'anno 973.
Il confine tra Treviso e Feltre attraversava il Canale del Piave nel punto in cui più tardi sarebbe sorto il Castel Novo (oggi Castelnuovo) di Quero. A guardia del confine, i Trevisani controllavano la cosiddetta Chiusa di Quero, munita di due fortezze che presidiavano la via che da Treviso andava a Feltre. La prima, chiamata Bastia della Moschetta, sorgeva nell'omonima località di Quero. La seconda, chiamata Bastia della Corveda, sorgeva in prossimità della cima del Monte Corveda, oggi chiamato Monte Cornella. I Feltrini, dal canto loro, controllavano la Chiusa di Anzù, costituita da tre fortezze che controllavano la via per feltre ed erano poste l'una a protezione dell'altra.
Nel 1203, in esito ai numerosi scontri che si verificarono tra Feltre e Treviso, i Feltrini presero il controllo della Chiusa di Quero e i da Colmirano passarono dalla loro parte. Più tardi, dopo una serrata lotta con i da Camino, i da Colmirano subirono la distruzione del loro castello, persero il loro territorio e si trasferirono a Feltre, essendo entrati a far parte del Consiglio dei nobili di quella città fin dal 1260.
A Feltre i da Colmirano persero il carattere di famiglia feudale e passarono ad esercitare il commercio e l'attività notarile, pur mantenendo fino alla metà del Cinquecento il titolo nobiliare.

L'Italia nord-orientale all'inizio del 1200

Il sistema difensivo feltrino presso la Chiusa di Anzù
Il sistema difensivo trevisano e veneziano presso la Chiusa di Quero

I contrasti tra Treviso, Feltre e Belluno

Le cronache medievali attestano l'esistenza, dal 1014 in poi, di continue controversie territoriali tra Treviso, Belluno e Feltre, controversie che coinvolsero sistematicamente la conca di Alano.
Nel 1074 l'imperatore Enrico II, fu accolto a Treviso dal vescovo Gregorio e si soffermò a dirimere le controversie confinarie insorte tra Treviso e Feltre.
Conflitti armati tra Treviso, Vicenza, Feltre, Belluno e Ceneda si verificarono nel 1146, nel 1152, nel 1164, nel 1178 e nel 1180. Il più grave scoppiò nel 1192 e sfociò in una guerra che si prolungò fino al 1203 che vide Bellunesi e Feltrini impossessarsi della Chiusa di Quero e di alcuni castelli tenuti da Treviso. I Trevisani reagirono inviando contro Feltre e Belluno un esercito capitanato da  Walperto da Cavaso. Negli  scontri che ne seguirono trovarono la morte Walperto da Cavaso e il vescovo-conte di Belluno Gherardo de Taccoli da Reggio.  Il papa reagì scomunicando i Trevisani e unificando le diocesi di Feltre e Belluno perché i feudi così riuniti fossero in grado di resistere meglio agli attacchi dei Trevisani. Il primo vescovo conte delle due diocesi riunite fu Drudo da Camino. Le due diocesi saranno nuovamente separate solo nel 1462.
Le contese ripresero nel 1210, nel 1212, nel 1213, nel 1217 e nel 1219, costringendo ad intervenire anche l'imperatore Federico II e papa Onorio III.  Ma ogni tentativo di ricomposizione fu inutile. Prima le famiglie feudali e poi i comuni, controllati dalle stesse famiglie feudali, nel tentativo di imporsi, continuarono ad attaccarsi reciprocamente. Finché nel 1229 fu raggiunta una sorta di pace armata tra Treviso, Feltre e Belluno che per qualche tempo pose fine agli scontri.

La prima pagina degli statuti di Treviso del 1339 ritrovati nel 1981 da Gabriele Farronato negli archivi del Comune di Asolo

Le lotte tra le famiglie feudali

Sopite temporaneamente le contese tra i comuni, non si sopirono le contese tra le famiglie feudali che miravano ad assumere il controllo e la signoria nei comuni e dei loro territori. Nell'area di confine tra il Trevisano e il Feltrino si scontravano gli interessi dei Trevisani, dei Feltrini, quelli delle famiglie feudali trevisane locali, quali i da Cavaso (che diventeranno poi i da Onigo), e infine quelli delle grandi famiglie che miravano ad assumere la signoria a Treviso, come i da Castelli, i da Onara (che diventeranno poi da Romano) e i da Camino.
Tra il 1237 e il 1259 a Treviso prevalsero i da Romano, che con Ezzelino III e il fratello Alberico riuscirono a creare la signoria più estesa dell'Italia settentrionale, assumendo il controllo di Vicenza, Verona, Treviso, Padova, Feltre, Belluno e Trento. Ezzelino III da Romano, alleato, cognato e vicario imperiale di Federico II di Svevia, governò con il terrore finché nel 1259 fu scomunicato da papa Alessandro IV e attaccato da una coalizione che pose fine al suo dominio.
Dopo la caduta dei da Romano, si impose Gherardo da Camino che, divenuto capitano generale di Treviso, operò per assumere la signoria della città.  Nel 1283 i da Castelli tentarono di sottrargli il potere. Ma la sua reazione fu spietata. Egli mosse guerra ai da Castelli, che controllavano le rocche di Asolo, Cornuda e Muliparte (Monleopardo) ed erano alleati con i da Cavaso, che controllavano la Val Cavasia, e con i da Colmirano, che controllavano la conca di Alano e Quero. Le cronache del tempo narrano che nel 1284 Gherardo "fece distruggere Cavaso, Cornuta, Castelcesio, Scaggiasorgo (Biadene) e le fortezze delle ville di Campo, di Comirano e di Fenero".
Nel 1312 Guecello VII da Camino, conte di Ceneda e signore di Treviso, tentò di consegnare Treviso a Cangrande della Scala, che già dominava Verona, Mantova, Vicenza, Bassano, Padova, Monselice, Feltre e  Belluno. I Trevisani reagirono scacciando da Treviso Guecello e inviando Bonaccorso da Casiero a presidiare le bastie di Quero per impedire la discesa degli Scaligeri da Feltre.
Nel 1316 e nel 1318 Treviso incaricò Guglielmo da Onigo di presidiare la Chiusa di Quero per impedire altri tentativi degli Scaligeri.
Nel 1327 sono i Tempesta, signori di Noale, a conquistare il potere a Treviso, appoggiati dai da Onigo, per consegnare poi la città a Cangrande della Scala nel 1329.

Stemma dei da Camino

Stemma dei da Romano

Stemma dei Tempesta
Stemma dei da Castelli

Stemma dei da Onigo

Stemma dei da Colmirano

L'affermazione di Venezia

A partire dal 1339 cominciò ad affermarsi nella Terraferma veneta il potere della Repubblica Serenissima. La prima città veneta ad essere conquistata dai Veneziani, durante la guerra che Venezia e Firenze alleate condussero contro gli Scaligeri, fu Treviso, il cui Consiglio cittadino votò nel 1344 la dedizione alla Serenissima.
Treviso e il suo territorio rimasero veneziani finché nel 1381 Venezia, attaccata più volte dal patriarca di Aquileia, dal duca d'Austria, dal re d'Ungheria  dai Carraresi e dai Genovesi, fu costretta a cedere temporaneamente la città al duca d'Austria Leopoldo II. Ma nel 1388 Treviso tornò stabilmente alla Serenissima per effetto di una seconda conquista e atto di dedizione spontanea della città.
Da allora allora l'espansione di Venezia sulla Terraferma veneta proseguì fino alla conquista dell'intero territorio compreso tra l'Adda e l'Isonzo.
Durante il periodo delle due dedizioni, il territorio di Treviso fu interessato dalle scorrerie degli eserciti che ambivano a conquistare la città. Nel 1363 la Conca di Alano e Quero era passata a Feltre, dominata allora da Francesco I da Carrara, signore di Padova. Nel 1373 il duca d’Austria Alberto III d’Asburgo, alleato con Francesco I, inviò le sue truppe alla Chiusa di Quero e saccheggiò il territorio circostante. Alla fine di settembre fu conclusa la pace tra Francesco I e Venezia.
Il conflitto riprese nel 1376, durante la guerra di Chioggia che oppose Venezia a Genova alleata con i Carraresi e con Leopoldo III d'Asburgo. Quest'ultimo scese con un esercito da Feltre attraverso la Chiusa di Quero e devastò il territorio trevisano giungendo fino alle porte di Treviso per poi ritirarsi ancora verso Feltre quando i Veneziani contrattaccarono. La Chiusa di Quero, presidiata dai Feltrini alleati di Leopoldo III, fu così riconquistata prima dal capitano veneziano Marin Soranzo, che occupò e saccheggiò la conca di Alano e Quero, e infine da Jacopo Cavalli,  capitano generale dell'esercito veneziano, che conquistò anche la chiusa di Anzù. Durante questo conflitto, i Veneziani costruirono a Quero una terza bastia, che fu chiamata Castel Novo.
Nel 1378 il conflitto ebbe termine con un trattato in forza del quale i Veneziani mantennero il controllo della Chiusa di Quero e del Castel Novo, mentre la Chiusa di Anzù tornò sotto il controllo dei Feltrini.

Atto di dedizione della città di Brescia  a Venezia datato 6 ottobre 1426 (Brescia, Archivio di Stato)

Treviso, Porta Altinia con l'effige del leone di San Marco