La Storia

La civiltà venetica

In epoca antica il territorio veneto fu abitato da popolazioni di ceppo non indoeuropeo che, a partire dal 2500 a.C., furono gradualmente soppiantate dall'arrivo dei popoli indoeuropei. Questi ultimi, provenienti dal nord, valicarono le Alpi e si stabilirono in territorio italico. Tra i popoli indoeuropei che giunsero in Italia ci furono i popoli affini dei Veneti e dei Latini che andarono ad occupare le aree in cui li ritroviamo in epoca storica. Qui svilupparono due diverse civiltà, quella romana e quella venetica, destinate a riunirsi a partire dal I secolo a.C.

L'arrivo degli Indoeuropei

In epoca preistorica, fino al III millennio a.C., l'Italia, come tutto il bacino del Mediterraneo, era abitata esclusivamente da popolazioni di ceppo non indoeuropeo. L'Italia nord-orientale era occupata dagli Euganei, popolazione affine a quella dei Liguri Ingauni, e da popolazioni di ceppo etrusco.
Intorno al 2500 a.C. iniziarono a giungere in Italia, provenienti da nord-est, popolazioni di ceppo indoeuropeo. L'immigrazione si svolse in diverse ondate che importarono, tra l'altro, l'uso dell'incinerazione dei defunti che sostituisce quello dell'inumazione.
Col tempo i popoli indoeuropei soppiantarono i popoli non indoeuropei preesistenti e si sostituirono ad essi, in parte assorbendoli e in parte spostandoli in aree sempre più circoscritte.

Arrivo dei popoli indoeuropei in Italia (clicca per ingrandire)

I Reti e gli Euganei

Plinio il Vecchio (Naturalis Historia III, 131) scrive che Feltre, prima dell'arrivo dei Veneti, apparteneva al popolo pre-indoeuropeo dei Reti. Ai Reti, popolo affine a quello degli Etruschi, apparteneva anche il territorio pedemontano dell'Alto Vicentino e dell'Alto Trevisano.
Di tale ascendenza sono state rinvenute prove archeologiche sia nell'area di Feltre che nella Val Cavasia, dove sono emerse alcune iscrizioni in lingua retica.
Una di queste iscrizioni è stata rinvenuta murata nella chiesetta di San Martino a Castelciés, frazione di Cavaso del Tomba (TV).
Più a sud, nella pianura, era stanziata la popolazione pre-indoeuropea degli Euganei, che gli studiosi ritengono affine alla popolazione dei Liguri Ingauni, che occupava la parte occidentale della Pianura Padana.

Iscrizioni in lingua retica rinvenute in territorio feltrino (Feltre, Museo Civico, Sezione archeologica)
Cippo in pietra del IV secolo a.C. rinvenuto murato nella chiesetta campestre  di San Martino a Castelciés, frazione di Cavaso del Tomba (TV). Reca su una faccia un'iscrizione in lingua retica e sulla faccia opposta un'iscrizione in lingua latina

I Veneti

I Veneti giunsero in Italia da nord, attraverso i valichi alpini, insieme alle altre popolazioni indoeuropee, tra le quali la popolazione affine dei Latini. Scesero lungo le valli e si incunearono nella pianura insediandosi nell'Italia nord-orientale, nell’area compresa tra l’Adige, il Po, il Tagliamento e l’Adriatico.
Le popolazioni pre-indoeuropee preesistenti furono sospinte a ovest, a sud e a nord nelle valli alpine. In tal modo la popolazione degli Euganei, affine a quella dei Liguri Ingauni, fu sospinta oltre l'Adige,  le popolazioni Etrusche della pianura furono sospinte a sud del Po e il popolo dei Reti, affine a quello degli Etruschi, rimase isolato da quest'ultimo e andò ad occupare la regione che da allora fu chiamata Rezia (in latino Raetia) ovvero "terra dei Reti".
Come tutte le popolazioni indoeuropee, e al contrario dei popoli non indoeuropei, i Veneti praticavano l’incinerazione dei defunti. La necropoli di Mel (BL), risalente all’VIII secolo a.C., comprende sette recinti sepolcrali, ciascuno delimitato da pietre disposte in cerchio, all’interno dei quali erano disposte tombe a cassetta in lastre di pietra contenenti vasi-ossuari in ceramica o in bronzo nei quali venivano inseriti i resti della cremazione del defunto.

La necropoli venetica di Mel (BL)

Necropoli venetica di Mel (BL). Sezione di uno dei recinti circolari

La lingua e la scrittura

La civiltà venetica si distingue nettamente dalle altre civiltà italiche per la lingua, la religione e l'originalità della cultura materiale.
I Veneti appresero la scrittura dopo il loro arrivo in Italia, mutuando il loro alfabeto da quello etrusco settentrionale.
La lingua venetica è molto simile al latino arcaico, tanto da indurre gli studiosi di linguistica a ritenere che Veneti e Latini fossero due diverse tribù del medesimo popolo.
Sulla base di un'iscrizione in lingua venetica rinvenuta a Isola Vicentina (VI) si ritiene che i Veneti si definissero loro stessi "VENET KENS" che in latino sarebbe "VENETA GENS", ovvero "gente veneta".
Un altro esempio di etnonimo utilizzato dai Veneti si trova in un'iscrizione rinvenuta a Cartura (PD) e custodita presso il Museo Nazionale Atestino, nella quale si legge quanto segue:

EGO FONTEI ERSINIOI VINETI KARIS
VIVOI OLII ALEKVE MURTUVOI ATISTEIT

IO PER FONTEIO ERSINIO A CURA DEI VENETI
DA VIVO PER QUANDO SARÀ MORTO FUI POSTO

Iscrizione in lingua venetica rinvenuta a Isola Vicentina (VI) (Museo Archeologico di Vicenza)

La religione

I Veneti, come tutti gli altri popoli italici antichi, professavano una religione politeistica. 

La divinità principale era la dea Reizia (Reitia) della quale abbiamo una rappresentazione su un disco votivo bronzeo rinvenuto a Montebelluna (TV). La dea regge in mano un oggetto sulla cui identificazione gli studiosi non sono concordi ed è attorniata da tre figure interpretate come suoi attributi: un lupo, un uccello e un fiore.  Reitia era forse la dea madre e i Romani la identificarono con Minerva.
Accanto alla dea Reitia, il panteon venetico comprendeva numerose altre divinità, tra le quali le principali erano le seguenti:

Ikatei, dea femminile venerata presso il santuario di Lagole di Calalzo (BL), era detta "trumusiate", ovvero "triforme". Il nome evoca quello della dea greca Ecate, ma i Romani la identificarono con Apollo.

Alkomno horvionte, venerato a Lozzo Atestino (Este), era forse una divinità maschile duale che ricorda i Dioscuri.

Heno(...)tos (dal nome manca una sillaba che non conosciamo), venerato presso il santuario di Meggiaro (Este), riceveva oggetti votivi di tipo maschile.

Àpono, venerato presso le sorgenti termali di Montegrotto, era forse la deificazione di Diomede, al quale, secondo Strabone, i Veneti sacrificavano un cavallo bianco. Gli oggetti votivi offerti al dio sono piccoli cavalli in bronzo. Dal nome del dio deriva il toponimo Abano.

Il disco di Montebelluna, recante la raffugurazione della dea Reizia (Reitia) (Museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna)

Il santuario naturale di Lagole di Calalzo (BL) (Foto Massimiliano Conte)

La cultura materiale

La cultura materiale venetica ha la sua massima espressione nella cosiddetta "Civiltà Atestina" o "delle situle", recipienti in bronzo rinvenuti nell'area veneta (ad Este e nell'Alpago) e nelle aree d'oltralpe che importavano manufatti veneti (Austria, Slovenia).
La situla più nota è la "situla Benvenuti" rinvenuta nel 1879 a Este (PD) e risalente all'VIII secolo a.C..
La decorazione a sbalzo si sviluppa su tre registri paralleli. Il primo dall'alto riproduce scene di vita quotidiana; il secondo riproduce figure di animali reali e fantastici; il terzo descrive il ritorno dei guerrieri da una campagna di guerra con alcuni prigionieri.
Più recente è il rinvenimento della cosiddetta "situla dell'Alpago", ritrovata nel 2002 nel territorio comunale di Pieve d'Alpago (BL) in località Pian de la Gnela.
La decorazione a sbalzo, anche in questo caso suddivisa su tre registri, rappresenta, nei due registri superiori, due processioni rituali e, nel registro inferiore, una serie di scene che illustrano i rapporti erotici di una coppia, rapporti che iniziano dal primo contatto e terminano con il parto della donna.

La "situla Benvenuti"

Allevatori di cavalli

I popoli antichi consideravano i Veneti particolarmente competenti nell'allevamento dei cavalli. I cavalli sono rappresentati spesso sia nelle decorazioni delle situle sia nelle statuette votive offerte alle divinità per chiedere grazie o come ex-voto.
La decorazione della situla Benvenuti, in particolare, include una scena in cui un uomo che sembra il padrone siede in poltrona sorseggiando una bevanda e osserva un servo che controlla lo zoccolo posteriore destro di un cavallo. Le decorazioni delle situle mostrano inoltre cavalli usati come cavalcatura e che trainano carri da guerra a due ruote o carri da trasporto a due e a quattro ruote.
Si ritiene che i Veneti coltivassero l'usanza di seppellire con il padrone defunto anche il cavallo che più amava. Questa sarebbe la motivazione delle tante inumazioni di cavalli rinvenute in territorio veneto e della originale denominazione venetica del segnacolo che indicava una sepoltura: "ekupetars", parola interpretabile come "pietra del cavallo".

Situla Benvenuti, particolare della decorazione. Il padrone osserva un servo che esamina lo zoccolo di un cavallo
Situla di Montebelluna. Particolare della decorazione che raffigura un carro a quattro ruote trainato da un cavallo con tre uomini a bordo e un prigioniero legato al carro

Colmirano venetica

Finora nel territorio di Colmirano non sono stati rinvenuti resti di epoca venetica. Tuttavia, la conca in cui sorge Colmirano si trova al centro di un’area che ospita alcune delle massime manifestazioni della civiltà venetica: 

Tutto ciò induce a ritenere che la conca di Colmirano fosse un tempo perfettamente integrata nel contesto venetico e ne abbia poi seguito le fasi di integrazione volontaria nell'ordinamento romano.

Targhetta votiva con iscrizione venetica e un cavallo