Il Territorio

Assetto territoriale

Nel corso dei secoli il territorio di Colmirano è stato oggetto di diversi accorpamenti amministrativi. In epoca veneziana faceva parte della Podesteria di Treviso, quartiere Di qua del Piave, e le proprietà erano censite attraverso gli "estimi" di derivazione comunale. Dopo la caduta della Serenissima, gli Austriaci avviarono nuove operazioni di accatastamento nel 1804 e le sospesero nel 1806 in seguito alla cessione del Veneto ai Francesi. Le operazioni furono proseguite dai Francesi dal 1807 al 1813, allorché il Veneto tornò agli Austriaci. Questi ultimi ripresero le operazioni di accatastamento e le completarono nel 1846.

Gli "estimi catastali" in epoca veneziana

Dopo le centuriazioni dell'epoca romana, l'organizzazione feudale e quella comunale, i catasti di epoca veneziana costituiscono il primo sistema di organizzazione censuaria del  territorio veneto.
Il sistema di rilevazione e censimento delle proprietà messo a punto dalla Serenissima si fondava sui documenti esistenti presso ciascun comune e serviva ad assoggettare la proprietà privata alle imposte sulla proprietà immobiliare, sulle produzioni agricole e su ogni tipo di reddito. Fu adottato in tutto il territorio veneto, istriano e dalmata alla fine del Quattrocento e fu gestito dal 1514 al 1740 dai Savi alle decime, magistratura fiscale della Serenissima.
I catasti di epoca veneziana erano chiamati "estimi" e si basavano su denunce (dette "notifiche", "polizze" o "condizioni d'estimo") che i proprietari erano tenuti a presentare, nonché su verifiche svolte dagli uffici attraverso i "perticatori" (agrimensori). I documenti descrittivi delle proprietà venivano riuniti nei cosiddetti "catastici" sulla base dei quali gli uffici preposti provvedevano al calcolo delle imposte dovute attraverso una procedura chiamata "spedizione".
Gli estimi erano in genere di tipo descrittivo e non si fondavano su mappe delle proprietà. Queste ultime erano invece utilizzate per valutare lo stato dei luoghi nei casi in cui si richiedeva il rilascio di permessi e concessioni, come ad esempio quelli relativi allo sfruttamento delle acque per la generazione di forza motrice.

Mappa descrittiva del 1681 in cui si vedono le confluenze del Calcino e dell'Ornic nel Tegorzo e gli opifici idraulici allora esistenti (vedi legenda) sulle rive dei torrenti. I tre torrenti segnavano in parte i confini di quelli che all'epoca erano i comuni indipendenti di Quero, Campo, Colmirano, Alano e Fener.

La Podesteria di Treviso

In epoca veneziana la provincia di Treviso comprendeva la Podesteria di Treviso (amministrata dal Podestà veneziano di Treviso), nove podesterie minori (Asolo, Castelfranco, Noale, Mestre, Motta, Oderzo, Portobuffolè, Conegliano, Serravalle), cinque contee feudali (Valmareno, Collalto e San Salvatore, Cordignano, San Donà, San Polo) e un feudo ecclesiastico (Ceneda).
La villa di Colmirano (nome che negli atti si trova anche come Comiran o Cumiran) faceva parte amministrativamente della Podesteria di Treviso e, dal punto di vista militare, della Castellania (o Reggimento) di Quero.
La Podesteria di Treviso era suddivisa in quattro "quartieri", ciascuno dei quali era a sua volta suddiviso in due parti: a nord, al confine con la Podesteria di Feltre, c'era il Quartier del Piave (diviso in di qua e di là del Piave); a sud, confinante con le Podesterie minori di Noale e di Mestre, c'era il Quartier della Mestrina (di sopra e di sotto); al centro c'era il Quartier della Campagna (di sopra e di sotto); a est il Quartier della Zosagna (di sopra e di sotto).
Esisteva infine il Territorio di Treviso, strettamente pertinente al capoluogo, che era compreso tra la Mestrina, la Campagna e la Zosagna.
Conosciamo la realtà economica e sociale della Colmirano dell'epoca grazie soprattutto agli estimi catastali di Treviso. I documenti relativi a ciascun contribuente (polizze) recavano infatti molte informazioni: le generalità del contribuente e del padre, la provenienza e la residenza e l'elenco dei beni mobili e immobili di cui godeva. Tra questi, gli edifici propri o in concessione; i terreni, sia di dominio diretto sia tenuti ad affitto o a livello; i prodotti agricoli (vino, frumento, granaglie); i beni mobili (redditi da attività commerciali, artigianali o professionali, capitale in denaro, giacenze di bottega); i capitali investiti nel debito pubblico o prestati; i diritti di pesca, decima, porto e posta delle pecore; i crediti commerciali, i crediti da lavoro artigianale o altra attività finanziaria; i debiti; il denaro e gli immobili concessi in dote alle figlie; gli animali da allevamento e da lavoro; le masserizie e gli attrezzi da lavoro. Infine la polizza registrava le persone a carico del contribuente, specificando nome, età e grado di parentela.
Oltre agli estimi, dai quali dipendeva la determinazione delle imposte patrimoniali, esisteva il censimento dei "fuochi", ovvero dei focolari domestici, sulla cui base erano determinate le prestazioni di tipo personale, come le giornate di lavoro per le opere pubbliche e il servizio militare.

La Podesteria veneziana di Treviso (1388-1797). La villa di Colmirano faceva parte del Quartier di qua del Piave e, in tale ambito, era parte del Reggimento di Quero, insieme alle ville di Alano, Fener, Campo e Vas

Il censo stabile

Una delle poche eredità positive lasciate al Veneto dalle dominazioni francese e austriaca è il cosiddetto “censo stabile”, comunemente noto con le denominazioni improprie di "catasto napoleonico", "catasto austriaco" o "catasto austro-italiano".
Il catasto franco-austriaco trasse origine dalla necessità degli invasori di quantificare i tributi cui assoggettare i sudditi italiani, attraverso una precisa valutazione di proprietà, rendite e conseguenti imposte. Presso l'Archivio di Stato di Belluno sono tuttora conservati e consultabili le mappe e i cosiddetti sommarioni del catasto franco-austriaco. Da essi è possibile conoscere l'assetto territoriale di quello che fino al 1808 fu il comune autonomo di Colmirano.
Le operazioni di censimento, estimo e catalogazione dei terreni e degli immobili furono avviate nel 1804 dagli Austriaci che le interruppero nel 1806 in seguito alla cessione del Veneto ai Francesi.

La sala studio dell'Archivio di Stato di Belluno

Il catasto franco-austriaco

Le operazioni furono proseguite dal governo napoleonico dal 1807 al 1813, allorché anche i Francesi furono costretti ad interromperle in seguito al ritorno degli Austriaci.
Questi ultimi ripresero le operazioni e le continuarono fino al 1846, quando il nuovo catasto vide la luce. Ma per completarlo ed estenderlo a tutto il territorio del Veneto gli Austriaci dovettero lavorare ancora fino al 1852.
Le rilevazioni in campo si conclusero, per quanto concerne in Veneto, nel 1817. Si procedette allora alla redazione della documentazione necessaria per la pubblicazione e la revisione delle mappe. La documentazione prodotta era costituita dalle mappe e dai cosiddetti "sommarioni", che ne costituivano la chiave di lettura, in quanto contenevano dati quali il numero della particella, il nome del possessore, la destinazione d'uso e la superficie.
Dopo il lunghissimo processo di verifica, acquisizione dei reclami e correzione delle mappe e dei sommarioni, all’attivazione definitiva del nuovo catasto si giunse progressivamente, comune per comune, distretto per distretto e provincia per provincia nel periodo 1846-1852.
Il catasto fu ulteriormente rielaborato a partire dal 1866, dopo l’annessione del Veneto, dal governo sabaudo, che lo fece confluire nel catasto generale del Regno d’Italia.

Un "sommarione" del catasto franco-austriaco

Rilievi catastali in campo condotti dall'esercito austriaco