L'Economia

Il fisco della Serenissima

Con l'inizio dell'epoca veneziana, anche il territorio di Treviso adotta il sistema fiscale più evoluto in uso nella Repubblica Serenissima, basato sugli estimi catastali. All'epoca, la fiscalità veneziana era fondata sul principio della responsabilità collettiva: ciascuna categoria di contribuenti (clero, contadini, cittadini e forestieri) era tenuta a versare collettivamente l'importo dovuto, che era poi ripartito sui singoli membri di ogni categoria. Con questo sistema l'importo delle imposte era pagato sempre puntualmente all'erario, anche nell'eventualità di morosità interne alle singole categorie di contribuenti.

Gli estimi catastali di Treviso

La Podesteria di Treviso, di cui Colmirano era parte, determinava la tassazione dei cittadini sulla base dei cosiddetti “estimi catastali”. Esistevano tre diverse categorie di “estimi”: l’estimo reale, suddiviso in estimo reale generale ed estimo reale particolare, e l’estimo personale.

 

-       L’estimo reale generale riguardava tutta la provincia trevisana e attribuiva ai diversi territori della provincia i “carati” (quote) delle imposizioni stabilite dal governo della Serenissima, dette anche imposizioni “de mandato Dominii”, la più rilevante delle quali era la “colta ducale(raccolta ducale). La base imponibile era data dalla proprietà immobiliare (terreni e fabbricati) che veniva stimata, attraverso un tariffario, sulla base della rendita che poteva derivare dalle proprietà. Il risultato di questa operazione era un coefficiente che serviva per calcolare la colta ducale, la quale serviva a sua volta come parametro per calcolare le altre tasse.

 

-       L’estimo reale particolare era un secondo coefficiente che serviva a ripartire il carato assegnato ad ogni singola circoscrizione amministrativa tra le diverse categorie di contribuenti in essa presenti: clero, distrettuali o contadini, forestieri e cittadini. L’estimo reale particolare stimava il valore dei beni (capitale), non le rendite correnti (entrate). In esso rientravano anche le case in città e le attività mercantili del contado, legate soprattutto al mondo agricolo e alla manifattura della lana e della seta.

 

-       L’estimo personale serviva per ripartire quelle che erano definite le “fationi personali”, o “angherie”, ovvero le prestazioni lavorative o di altro genere (manutenzione di strade, ponti, corsi d'acqua e canali, fornitura di materiali e prodotti, spese di ospitalità, difesa, etc.) imposte dalla Podesteria di Treviso agli abitanti del suo territorio, aggregati per villaggio e ripartiti in “fuochi” (focolari familiari). L’estimo personale si calcolava sulla base dell’estimo reale particolare.

Ducato veneziano d'oro, che sarà chiamato zecchino a partire dal Cinquecento. Sul recto della moneta è coniata l'immagine del doge inginocchiato di fronte a San Marco evangelista con la scritta "SM VENET" (a sinistra) seguita dal nome abbreviato del doge (a destra) e dalla specificazione "DUX" (al centro in verticale).
Il verso della moneta reca l'immagine di Cristo che benedice con la destra e regge il vangelo con la sinistra e la scritta "SIT T XPE DAT Q TU REGIS ISTE DUCAT", ovvero "Sit tibi Christe datus quem tu regis iste ducatus”, a te o Cristo sia dato questo Ducato che tu reggi.

Le procedure di stima e accertamento

Le procedure di accertamento e di stima degli estimi reali (generale e particolare) erano fondate su due strumenti: l’esame delle cosiddette "polizze" (denunce) presentate dai contribuenti e l’accertamento in loco dell’entità dei beni dichiarati nelle polizze.

Le polizze, nelle quali erano descritti i beni, i debiti e i crediti, erano esaminate da commissioni chiamate "module" composte da rappresentanti dei diversi corpi contributivi sociali. Gli accertamenti erano invece affidati ai "perticatori" (mensori), che li effettuavano attraverso sopralluoghi chiamati "cavalcate" e riferivano gli esiti alle module. Al termine del processo di accertamento la modula stabiliva il valore di stima dei beni. L’eventuale trasferimento dei beni censiti da un contribuente all’altro era gestito attraverso i cosiddetti “libri mare” (libri madre) che, registrando le volture, aggiornavano la situazione di ogni singolo contribuente.

Le procedure di accertamento dell’estimo personale erano affidate agli “officiales ad descriptionem fochorum”, in genere quattro per ciascun quartiere del distretto, i quali raccoglievano le informazioni necessarie dai merighi dei villaggi censiti.

Le operazioni di estimo erano supervisionate a livello centrale dall’organo di governo della Podesteria, fatto di otto provveditori e anziani, eletti fino al 1560 dal podestà e dai provveditori in carica, e in seguito dal Maggior consiglio.

Edifici industriali raffigurati in una mappa del 1699.

La giustizia fiscale

Una caratteristica peculiare degli estimi della Podesteria di Treviso è il fatto che i beni erano censiti nelle località dove erano situati e non nei luoghi di residenza dei proprietari. In tal modo si cancellava automaticamente ogni eventuale privilegio legato alla cittadinanza. Ai tradizionali corpi contributivi dei “cittadini”, del “clero” e dei “contadini” si affiancava inoltre il corpo contributivo dei “forestieri”, che nel Trevisano comprendeva soprattutto proprietari terrieri veneziani e feltrini.
Attraverso questo meccanismo impositivo, basato sul principio della responsabilità collettiva (la quota dovuta da ogni corpo contributivo era versata comunque, anche in presenza di morosità interne al corpo stesso), Treviso versava ogni anno a Venezia 10 mila ducati d'oro di colta ducale, che corrispondono  a circa 2,3 milioni di euro attuali.

Venezia, il Palazzo dei Camerlenghi, cassieri della Repubblica e riscossori delle imposte, edificato nel 1525 a Rialto